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Niccolò de’ Conti in India : visioni filtrate di culture orientali nel Quattrocento romano

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Niccolò de’ Conti in India : visioni filtrate di culture orientali nel Quattrocento romano

Nel 1447-1448 uscì una delle opere più ampie e più importanti di Poggio Bracciolini (1380-1459), allora segretario apostolico alla curia di Niccolò V, il De varietate fortunae1. Oltre ad un trattamento spesso polemico della storia recente nei libri II e III, l’opera presenta una descrizione, documentata con citazione di iscrizioni, delle rovine di Roma all’inizio del libro I e un resoconto dei viaggi di Niccolò de’ Conti, Nicolaus Venetus, nell’Oriente, corredato da ulteriori informazioni sull’Africa, nel libro IV. La narrazione dei viaggi di Conti si contraddistingue per la sua sobrietà e l’assenza quasi totale del ‘meraviglioso’; si tratta tuttavia dell’elaborazione a cura di Poggio di informazioni fornite da un mercante europeo. Queste informazioni vengono interpretate da Poggio alla luce delle proprie notevoli conoscenze di autori antichi. In questo articolo esamineremo questo (almeno) doppio filtro delle realtà culturali dell’Oriente quattrocentesco in un’opera che conobbe una circolazione importante così nella curia romana come altrove, non soltanto nella penisola appenninica ma anche oltralpe, nel Quattro-Cinquecento.

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